Le modifiche al codice della strada recentemente approvate dalla Commissione Trasporti della Camera dei deputati su fuoristrada, rischiano di provocare un danno di 137 milioni di euro e mettere in ulteriore difficoltà un settore che solo negli ultimi tre anni mostra cenni di ripresa. L’emendamento approvato introduce il divieto per i mezzi motorizzati di percorrere sentieri boschivi, penalizzando duramente il segmento delle moto da fuoristrada, che da solo rappresenta l’8% del mercato nazionale delle due ruote a motore. Nel 2016 sono state vendute circa 10.000 moto per uso fuoristrada (+ 53% rispetto ai due anni precedenti), alle quali bisogna però aggiungere circa 5.000 veicoli non immatricolati perché destinati a essere utilizzati in modo esclusivo in aree non soggette a pubblico passaggio. Il mercato nazionale delle moto da fuoristrada vale circa 117 milioni di euro: valore che rischia di essere bruciato nel caso in cui l’emendamento, presentato in Commissione Trasporti della Camera, dovesse arrivare al termine dell’iter legislativo. Il valore economico del settore del fuoristrada - limitatamente alla componente industriale - è inoltre accresciuto dalla commercializzazione di caschi, abbigliamento protettivo e, in generale, accessori per l’off-road: soprattutto le protezioni individuali sono particolarmente diffuse tra gli appassionati, in considerazione della forte specializzazione che questo tipo di veicoli richiede. Si può stimare un valore di utilizzo legato alla pratica del fuoristrada quantificabile in circa 20 milioni di euro. L’industria del fuoristrada ha inoltre una forte connotazione nazionale: circa un terzo dei veicoli venduti nel nostro Paese provengono infatti da aziende italiane, alcune delle quali con un’elevata specializzazione nel settore off-road. Negli anni Confindustria Ancma ha partecipato in maniera attiva ai tavoli di discussione promossi a livello locale, poiché l’Associazione è convinta che questa tematica non possa essere affrontata senza prendere in considerazione le peculiarità delle diverse realtà territoriali. Sulla base di queste considerazioni i costruttori delle due ruote a motore si mostrano molto preoccupati circa l’imposizione di veti difficilmente giustificabili, mentre ribadiscono la propria disponibilità a partecipare a un tavolo di confronto a livello nazionale. L’industria delle due ruote a motore, che genera un giro d’affari di 3,5 miliardi di euro e impiega circa 50.000 addetti, si è da poco risollevata da una crisi che aveva eroso il 67% del venduto nazionale. Dal 2013 ad oggi il mercato è tornato a crescere (+26% e 194.000 moto immatricolate nel 2016): le modifiche approvate rischiano di compromettere lo stato di salute dell’interno settore. E’ utile ricordare che le principali fonti di gettito erariale derivanti dalla produzione, vendita e utilizzo delle due ruote in Italia portano ogni anno nella casse dello Stato circa 4 miliardi di euro. Confindustria ANCMA condivide le preoccupazioni espresse dagli operatori del settore, a partire dalla Federazione Motociclistica Italiana, e auspica che nel prosieguo dell’iter legislativo il Parlamento tenga conto delle legittime aspirazioni delle decine di migliaia di cittadini, sportivi professionisti, appassionati o utilizzatori occasionali, che praticano l’attività fuoristrada in moto nel rispetto di tutti gli altri utilizzatori delle strade bianche.dichiarazione di Corrado Capelli, Presidente di Confindustria Ancma "Non è chiaro il motivo per cui la Commissione Trasporti della Camera abbia deciso di approvare una misura così drastica e restrittiva della libertà personale della quale valuteremo anche eventuali profili di incostituzionalità. Il settore dell’off-road è forse tra quelli più rigidamente disciplinati a livello locale, proprio perché è nell’interesse delle amministrazioni periferiche promuovere la pratica del fuoristrada, che porta ricchezza al territorio, senza pregiudicare la sicurezza e il benessere di quanti preferiscono percorrere i sentieri a piedi o con mezzi non motorizzati. Quello che manca, semmai, è una normativa nazionale che coordini e armonizzi le regolamentazioni adottate a livello locale. Inoltre non ci risulta a oggi che tale attività abbia provocato significativi problemi o danni al territorio o abbia messo in pericolo o a rischio l’incolumità delle persone. Proprio per questo non comprendiamo la necessità di intervenire, imponendo limitazioni e veti, in una materia di questo tipo". fonte: confindustria Ancmahttp://www.ancma.it/