La sua storia nasce nel 1955, anno in cui venne creato il primo prototipo da Corradino d’Ascanio, il "padre" della Vespa e della Moto Ape. Quel prototipo però non arrivò mai in produzione. Solo dopo 12 anni inizio la vera storia, con un piccolo gesto di insubordinazione della squadra prove della Piaggio, era l’estate del 1967 . Dalla Brianza, il capo squadra chiamò lo stabilimento di Pontedera per rifiutare l’ordine di ricaricare sul treno i prototipi del Ciao per rientrare in Toscana dopo la fine della messa a punto dei carburatori nella fabbrica Dell’Orto: "No, torniamo in sella al ciclomotore". L’11 ottobre 1967, fu lanciato a Genova, all’auditorium della Fiera del Mare e poi fu presentato ufficialmente al Salone del Ciclo e del Motociclo di Milano nel mese di novembre.Comincia così la fortunata avventura del motorino più famoso in Italia e che ha cambiato le regole della mobilità anche in gran parte del mondo.Leggero (solo 40 kg di peso), maneggevole e facile da guidare: fu proprio la sua semplicità a conquistare tutti.Anche il prezzo fu sempre competitivo!Questo "sogno" chiamato Ciao costava solo 55.000 lire, (circa 28 euro di allora) aveva i freni tipo bicicletta, il motore orizzontale e la struttura portante in acciaio stampato. I giovani lo sfoggiavano per fare bella figura davanti alla scuola con qualche ragazza, ma salirci in due era un po’ complicato: uno in punta al sellino, l’altra nello spazio rimanente. E i libri dietro, sul portapacchi, assicurati con un elastico-ragno. Del casco, allora, non c’era bisogno, anzi non costituiva obbligo. Il parapioggia si montava "a parte". A metà anni Settanta il Ciao è già mito, il fanale anteriore è diventato grigio alluminio e pure i fianchetti laterali, il manubrio è a U e alle estremità dei freni c’è una pallina che permette di non farsi male quando si stringe l’asta. A farlo entrare ancor di più nell’immaginario collettivo contribuì la pubblicità: indimenticabili gli slogan sui cartelloni come "Liberi chi Ciao" e lo spot in Carosello.Dopo l’alluvione del ’66 di Firenze che colpi anche Pontedera, i vertici della fabbrica dettoro il via al progetto Ciao.Era l’occasione per creare di nuovo, come nel caso della Vespa nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale, un veicolo che non c’era nel mercato. Un "ruota alta" come fu presentato per distinguerlo dalla Vespa che sfidava l’asfalto su un ruotino di soli 10 pollici. Descrizione azzeccata e che ancora oggi serve a distinguere i vari scooter che si sono susseguiti.Il Ciao fu un successo mondiale e divenne la bandiera di generazioni di giovani che di colpo si ritrovarono in sella a un due ruote economico e facile da usare. La fine degli anni ’70 segnò il periodo di maggior gloria tanto che nel 79, durante una premiazione per la produzione, uno dei capi della Piaggio confessò che le vendite erano frenate dalla mancanza della forza lavoro. Poi alla fine degli anni Novanta il lento declino.Quei pedali, tanto cari ai giovani a caccia di cavalli vapore ’umani’, diventarono anacronistici e nel 2006 uscì dai listini. Fu quasi dimenticato nei garage. Oggi eccolo riemergere dal passato e tornare di moda almeno il tempo per poter festeggiare il mezzo secolo. Il fascino è intatto, per chi a sua volta il mezzo secolo di vita l’ha superato: sarà per nostalgia, sarà perché in modo inconfondibile quel cinquantino smilzo con i pedali sa di gioventù e spensieratezza, profuma ancora di primi amori e di primi passi nell’autonomia di muoversi senza chiedere ai genitori di essere accompagnati.Dopo 50 anni Il motorino di Piaggio vive ancora oggi nel mercato del vintage e dei raduni.